Itineranza del Codex Purpureus
nelle parrocchie e nelle comunità della diocesi
Parrocchia “San Giovanni Battista“ Mirto
26-28 novembre 2012
Il "Codex Purpureus Rossanensis" è un manoscritto del Nuovo Testamento di straordinario interesse dal punto di vista sia biblico e religioso, sia artistico, paleografico e storico, sia documentario.
È conservato nel Museo diocesano di Rossano e contenente un evangeliario con testi di Matteo e Marco, del quale mancano solo i versetti 15-20, e una parte della lettera di Eusebio a Copiano sulla concordanza dei Vangeli.Deve il nome "Purpureus" al fatto che le sue pagine sono rossastre (in latino purpureus) e contiene una serie di miniature che ne fanno uno dei più antichi manoscritti miniati del Nuovo Testamento conservatisi.
È composto di 188 fogli di pergamena lavorata, tinta in colore purpureo (31x26 cm). In origine conteneva tutti e quattro i vangeli canonici, come si evince dalla prima miniatura con i simboli dei quattro evangelisti e pertanto doveva contare circa 400 fogli. Si tratta di un testo adespoto (se ne ignorano, infatti, gli autori). La grafia in cui è redatto è la maiuscola biblica o greca onciale, con termini in scriptio continua (senza separazione delle parole), privi di accenti, segni di interpunzione, eccetto il punctum che segna il passaggio da un periodo all’altro.
Il manoscritto riporta testi vergati in oro ed argento ed è impreziosito da 14 miniature, accompagnate in calce di cartigli descrittivi, che illustrano i momenti più significativi della vita e della predicazione di Gesù.
Il testo è distribuito su due colonne di venti righe, di cui le prime tre, che costituiscono l’incipit dei Vangeli, presentano i caratteri in oro, mentre il resto è in argento.
Le miniature conservate nel Codice sono quindici. Di esse, dodici raffigurano episodi della vita di Cristo, una riproduce il Canone della concordanza degli evangelisti, mentre l’ultima è un ritratto di Marco.
Non ci sono elementi per poter stabilire con sicurezza la datazione del Codice Purpureo, il luogo in cui fu realizzato e l’identità di chi lo portò a Rossano. La maggior parte degli studiosi, basandosi sullo stile del manoscritto, per quanto concerne la datazione, concordano su un periodo compreso tra il IV e il VI-VII secolo. Il secolo più accreditato è il VI. Dal confronto con altri manufatti coevi, di localizzazione certa, si evince che, probabilmente, il Codex è stato realizzato in Siria, forse ad Antiochia.
Si ipotizza anche che l’ondata migratoria dei monaci greco-orientali avvenuta nel VII, a causa del primo iconoclasmo, abbia condotto a Rossano un gruppo di monaci che custodivano il prezioso Testo Sacro.
Ma non è da escludere anche che sia stato un nobile aristocratico della corte di Bisanzio a recarlo a Rossano.Il testo fu segnalato per la prima volta nel 1846 dal giornalista Cesare Malpica.Fu ritrovato nel 1879 all'interno della sacrestia della Cattedrale di Maria Santissima Achiropita di Rossano da Adolf von Harnack e pubblicato subito dopo da Oscar von Gebhardt. Gli studiosi tedeschi von Gebhardt e von Harnack lo studiarono scientificamente e lo sottoposero all’attenzione della cultura internazionale.
Il Codex Purpureus Rossanensis è nell’elenco delle candidature per essere riconosciuto dall’UNESCO fra i beni eccellenti del patrimonio artistico mondiale.
(testo tratto dal Sito dei beni culturali della Diocesi)