venerdì 28 giugno 2013

STAMPIAMO IL GIORNALINO

 Come è avvenuta la realizzazione del nostro giornalino web? È presto detto:
I “grandi redattori”:
· hanno appreso che il sito internet Google offriva la possibilità di avere spazio web gratuito in cui pubblicare il proprio sito, scegliendo anche template già predisposti e si sono registrati;
· hanno scelto e organizzato la struttura di ARCOWEB, completandola nelle parti richieste con nome, titolo, autore, ecc.;
i “piccoli redattori”:
· guidati da don Giuseppe e dagli animatori, “armati” di carta e penna, e soprattutto di genialità , scrivono gli articoli;
· poi li ricopiano in word al computer, per poter avere più tempo per rivedere i testi ed eventualmente correggerli;
· poi si apre il blog di ARCOWEB e un nuovo post e col copia e incolla, li postano, corredandoli di foto o altre immagini;
· infine basta l’invio per la pubblicazione online in tempo reale.
Tocca ai “grandi redattori” la stesura di quello cartaceo:
· sempre col copia e incolla, impaginano gli articoli nella versione stampabile, utilizzando un software per pubblicazioni che si chiama publisher, dove è tutto predisposto per poter inserire testi e immagini;
· Infine si salva il file anche in PDF per poterlo dare alla tipografia;
· e … voilà, si può stampare: ecco a voi il giornalino.

(Dunque, post, blog, publisher, word, pdf … praticamente linguaggio per gli addetti ai lavori …
Da precisare che “piccoli” e “grandi” era da intendersi non come importanza, ma semplicemente come età …)

Ritornando alla nostra descrizione del procedimento di pubblicazione online e cartacea:
Semplice? No, tutt’altro!
Il lavoro dei “grandi redattori”, si fa a casa, perché i mezzi nell’oratorio sono inesistenti (solo i PC portatili personali dei “grandi redattori”) e perciò lanciamo un appello affinchè si possa allestire un angolo “redazione”, dotandolo degli strumenti indispensabili, così che anche i “piccoli redattori”, diventino capaci di presentarci il loro lavoro al completo!
don Giuseppe, Daniela, Pasquale e Angela

giovedì 27 giugno 2013

La parrocchia in “CAMMINO”

29 maggio 2° Pellegrinaggio Parrocchiale Paola - San Sosti


02 giugno Solennità del Corpus Domini
Sabato 15 giugno festa conclusiva del cammino A.C.R. 2012/2013


Il cammino di formazione: i birbanti del giovedì


Il cammino del Novenario 
per la Festa di San Giovanni Battista: 

- La Missione Laicale: Laici per un servizio alla Chiesa locale; 
- Festa del Perdono: Prima Confessione;
- il novenario predicato da don David Fiore sacerdote della Diocesi di Crotone-Santa Severina e da don Vincenzo Ferraro parroco di Santa Maria delle Grazie Corigliano;
 - S. Giovanni’s got talent; 
- Adozione missionaria in favore di un seminarista della Chiesa di Galle, in memoria di don Antonio Oliviero;
- la presenza del Pastore, successore degli Apostoli, il Padre Arcivescovo Mons. Santo Marcianò;
- la presenza di Padre Rocco Benvenuto, Provinciale dei Minimi;
- Musical sulla vita di San Francesco di Paola “A chi ama Dio tutto è possibile” a cura della Parrocchia;
- processione a mare di S. Giovanni Battista per i confini della parrocchia e fiaccolata di rientro fino alla chiesa;
- Processione per le vie della Parrocchia.

mercoledì 26 giugno 2013

UN PENSIERO DI MADRE TERESA ALLA SETTIMANA

Raccogliemmo un uomo dalle fogne, mezzo mangiato dai vermi, e quando lo portammo nella Casa dei moribondi a Kalighat, egli disse solamente: «Ho vissuto come un animale per la strada, ma sto per morire come un angelo, amato e curato». Quando finimmo di togliere i vermi dal suo corpo, tutto ciò che disse con un gran sorriso fu: «Sorella, sto tornando alla Casa di Dio», e spirò. Fu meraviglioso vedere la grandezza di un uomo che sapeva parlare in quel modo, senza biasimare nessuno, senza fare paragoni con nessuno. la grandezza delle persone ricche di spirito nonostante siano povere materialmente.

martedì 25 giugno 2013

AIN KAREM - TERRA SANTA

La nascita di Giovanni Battista, precursore del Signore, è localizzata nel villaggio di Ain Karem nelle vicinanze di Gerusalemme. Il santuario commemora questa nascita di Giovanni da genitori anziani, il sacerdote Zaccaria e sua moglie Elisabetta, parente di Maria.

Luca 1,57-80


Nascita di Giovanni il Battista
Compiutosi per lei il tempo del parto, Elisabetta diede alla luce un figlio. I suoi vicini e i parenti udirono che il Signore le aveva usato grande misericordia, e se ne rallegravano con lei. L'ottavo giorno vennero a circoncidere il bambino, e lo chiamavano Zaccaria dal nome di suo padre. Allora sua madre intervenne e disse: «No, sarà invece chiamato Giovanni». Ed essi le dissero: «Non c'è nessuno nella tua parentela che porti questo nome». E con cenni domandavano al padre come voleva che fosse chiamato. Egli, chiesta una tavoletta, scrisse così: «Il suo nome è Giovanni». E tutti si meravigliarono. In quell'istante la sua bocca fu aperta e la sua lingua sciolta, ed egli parlava, benedicendo Dio. E tutti i loro vicini furono presi da timore; e tutte queste cose si divulgavano per tutta la regione montuosa della Giudea. Tutti quelli che le udirono, le serbarono nel loro cuore e dicevano: «Che sarà mai questo bambino?» Perché la mano del Signore era con lui.

Cantico di Zaccaria
Zaccaria, suo padre, fu pieno di Spirito Santo e profetizzò, dicendo:
«Benedetto sia il Signore, il Dio d'Israele,
perché ha visitato e riscattato il suo popolo,
e ci ha suscitato un potente Salvatore
nella casa di Davide suo servo,
come aveva promesso da tempo per bocca dei suoi profeti;
uno che ci salverà dai nostri nemici e dalle mani di tutti quelli che ci odiano.
Egli usa così misericordia verso i nostri padri
e si ricorda del suo santo patto,
del giuramento che fece ad Abraamo nostro padre,
di concederci che, liberati dalla mano dei nostri nemici,
lo serviamo senza paura,
in santità e giustizia, alla sua presenza, tutti i giorni della nostra vita.
E tu, bambino, sarai chiamato profeta dell'Altissimo,
perché andrai davanti al Signore per preparare le sue vie,
per dare al suo popolo conoscenza della salvezza
mediante il perdono dei loro peccati,
grazie ai sentimenti di misericordia del nostro Dio;
per i quali l'Aurora dall'alto ci visiterà
per risplendere su quelli che giacciono in tenebre e in ombra di morte,
per guidare i nostri passi verso la via della pace».
Or il bambino cresceva e si fortificava nello spirito; e stette nei deserti fino al giorno in cui doveva manifestarsi a Israele.
LA TRADIZIONE CRISTIANA
La Chiesa di Gerusalemme, come è testimoniato dall'antico lezionario conservato in lingua georgiana (VII-VIII sec.), celebrava il 28 di agosto: "nella città di Enqarim, nella chiesa della giusta Elisabetta, la sua memoria". Secondo una tradizione (che si afferma nel IX sec.) questa località diede anche i natali a S. Giovanni Battista e una chiesa fu costruita a ricordo dei fatti narrati nel vangelo di Luca: "La casa di Zaccaria è situata ai piedi di un monte posto a occidente di Gerusalemme. Nella casa di Zaccaria la Santa Vergine venne per salutare Elisabetta... In quella medesima casa nacque Giovanni il Precursore. Una chiesa sormonta attualmente questo luogo. All'interno, a sinistra, sotto l'altare minore, si vede una piccola grotta nella quale nacque Giovanni il Precursore" (abate russo Daniele, inizio XII sec.). Questa medesima chiesa esiste ancora aggî, non essendo mai stata distrutta, ma piuttosto adibita a stalla dai musulmani durante più di quattro secoli, fino al secolo XVII, quando i francescani arrivarono a prenderne possesso.
Gli scavi, condotti finora solo all'esterno della chiesa (padre S. Saller 1941-42), hanno mostrato che essa sorge in un'area abitata nel I secolo da ebrei (bagno rituale) e successivamente frequentata da pagani (pressoi e statua di Afrodite). In epoca bizantina (a partire dal 1V-V sec.) si stabilì una vasta area cimiteriale cristiana attorno alle sepolture venerate di due ignoti "Martiri di Dio", menzionati in una iscrizione musiva rinvenuta nel 1885. Di fronte a queste sepolture furono trovati i resti di una cappella pavimentata a mosaico; un'altra cappella fu scoperta in seguito sul lato sud. Tutti questi elementi, pur non direttamente ricollegabili alla figura di S. Giovanni Battista, sono comunque testimonianza di una lunga tradizione cultuale.
(Foto di pellegrini in visita nella Terra di Gesù, inizio agosto 2007)
(Dal sito della nostra Parrocchia http://sangiovannimirto.xoom.it/ )

lunedì 24 giugno 2013

SAN GIOVANNI BATTISTA NEL VANGELO

E' l'ultimo dei profeti dell'Antico Testamento e anticipa il Nuovo come Precursore del Cristo. I quattro Evangelisti vedono in lui "l'uomo mandato da Dio" "per rendere testimonianza della luce... (che) veniva nel mondo", il messaggero annunciato da Malachia e di cui Elia è una prefigurazione, la "voce" di un oracolo di Isaia "che grida nel deserto": "preparate la via del Signore!".
Il destino del Precursore è legato direttamente a quello di Gesù. Giovanni nacque ad Ain Karim, vicino a Gerusalemme, "al tempo del re Erode". Zaccaria, suo padre, era sacerdote e la madre Elisabetta, era cugina di Maria. La sua nascita, nella coppia sterile, fu ricca di presagi. Zaccaria ne ricevette l'annuncio dall'Angelo Gabriele che precisò il nome da dare al neonato (Giovanni: "Dio ha fatto grazia") che fu "pieno di Spirito Santo fin dal seno di sua madre".
Nell'incontro fra Elisabetta e Maria, entrambe in attesa dei figli della promessa, c'è una profezia: all'avvicinarsi del Messia, già incarnato in sua madre, colui che ne avrebbe preparato la venuta "sussultò" di allegrezza nel ventre della sua. La nascita di Giovanni fu celebrata nella gioia e Zaccaria, colpito da mutismo per avere dubitato del messaggio dell'Angelo, recuperò la parola per benedire Dio, profetizzare l'avvento della salvezza messianica e la missione di suo figlio.
Il Vangelo ci dice che Giovanni visse nel deserto, obbedendo alla "parola di Dio" che lo aveva chiamato a questa missione. Dal deserto il suo insegnamento si diffuse lungo "tutta la regione del Giordano". Viveva una vita da asceta: il suo linguaggio era rozzo e i suoi precetti rigorosi, insegnava la preghiera e imponeva digiuni di penitenza, il pentimento, la confessione delle colpe. Il battesimo che egli impartiva per la loro remissione simboleggiava la purificazione morale conquistata con una autentica "conversione del Cuore". Questo battesimo - da cui il Battista traeva appunto il suo appellativo - apriva la strada al Signore che doveva instaurare il suo regno.
Giovanni annunciava la venuta di "uno più forte di lui" già presente "in mezzo a loro" che avrebbe battezzato con l'acqua e con lo Spirito Santo, il Messia. Il Cristo annunciato, il Battista lo riconobbe subito in Gesù che veniva per ricevere il Battesimo e  nello Spirito Santo che scese su di lui. Da quel momento Giovanni proclamò in lui il Redentore: "Ecco l'Agnello di Dio... che toglie il peccato del mondo!".
Egli si fece da parte di fronte al Cristo di cui dichiarava esplicitamente di essere il Precursore: "Egli deve crescere e io invece diminuire".
Erode Antipa lo fece arrestare perchè condannava pubblicamente la sua scandalosa unione con Erodiade, sua cognata e lo fece rinchiudere in uno dei suoi castelli fortificati. In carcere i discepoli gli riferirono le "opere di Cristo", e Giovanni li inviò da Gesù per chiedergli: "Sei tu Colui che deve venire o dobbiamo attenderne un altro?". Era la richiesta di una conferma, di una attesa di un Messia-Re degli ispirati di un tempo, il Giustiziere delle apocalissi, sovrano Signore del Giardino che abbatte con la scure gli alberi "che non produco(no) buoni frutti", l'onnipotente battitore del grano che col suo ventilabro pulisce l'aia nel Giorno stabilito e fa posto, nel suo granaio, al buon frumento, simbolo dei giusti, gettando nel fuoco inestinguibile la pula, simbolo dei malvagi. Ma scopriva il Messia del Vangelo in un predicatore umile, che non avanzava diritti all'esercizio di un qualsiasi potere terreno. Giovanni voleva che Gesù gli confermasse ciò cui era giunto già attraverso la meditazione: il giustiziere trionfante del "Giorno del Signore" era l'umile eroe della Buona Novella. L'invio di quei messaggeri era anche un affidarli come discepoli a Gesù, del quale avrebbero visto le "opere di potenza", segni già indicati da Isaia, della sua divina missione: "i ciechi vedono, gli storpi camminano... e ai poveri è predicata la Buona Novella".
Erode Antipa, che si era lasciato strappare un assurdo giuramento da Erodiade, lo fece decapitare, nonostante la decisione contrastasse con la sua volontà, e consegnò la testa sanguinante del profeta alla figlia, in cambio di una danza.
I discepoli di Giovanni, si legge negli Atti, si mostrarono perfettamente pronti a ricevere il Vangelo di Gesù e il "Battesimo nello Spirito Santo" annunciato dal suo precursore. Gesù ha detto di lui: "tra i nati di donna non (era) sorto uno più grande". (Dal sito della nostra Parrocchia http://sangiovannimirto.xoom.it/ )

domenica 23 giugno 2013

SERATA S. GIOVANNI’S GOT TALENT

In oratorio abbiamo organizzato uno spettacolo per giovani talenti. La serata, presentata da Kevin e Beatrice, si è svolta il 24 giugno e ha visto come protagonisti tutti noi ragazzi che ci siamo esibiti davanti ad una giuria composta da Don Giuseppe, Antonio Iapichino e Annamaria Campana, che hanno valutato la nostra bravura. Secondo me per loro è stato un compito difficile perché in realtà siamo stati tutti bravi … però come in ogni competizione devono esserci dei vincitori … è così è stato: 3° classificato” I mini boys “, gruppo formato da  Andrea, Leonardo, Francesco Pio, che hanno ballato l’ hip-hop; 2° classificato “Leonardo Viola” che ha cantato L’Essenziale; 1° classificato “Antonio Vaglica” che ha cantato Nel sole. Altri premi sono stati assegnati a Isabella  che ha vinto una borsa di studio di canto e il gruppo di giovani ballerine, Giovanna, Martina, Annachiara, Isabella,che hanno vinto la borsa di studio di ballo, entrambe offerte dalla Donizzetti.
È stato anche premiato con una medaglia Andrea Capristo, il vincitore del calcio balilla.
È stata una bellissima serata, ci siamo divertiti, emozionati, commossi e ci siamo sentiti felici di essere stati protagonisti di qualcosa di bello.

Spero di poter rivivere quest’ avventura anche l’anno prossimo. 
Andrea

giovedì 20 giugno 2013

mercoledì 19 giugno 2013

UN PENSIERO DI MADRE TERESA ALLA SETTIMANA

Ai medici: Nutro un amore speciale per i medici. La vostra non è solo una professione ma una vocazione: la vocazione di essere l'amore di Dio, la misericordia di Dio, il Suo potere di soccorrere chi soffre. Dio vi ha scelto per una missione speciale. Essere medici significa uscire e toccare Dio in coloro che soffrono, siano essi ricchi o poveri, poiché la malattia colpisce tutti.

martedì 18 giugno 2013

lunedì 17 giugno 2013

domenica 16 giugno 2013

giovedì 13 giugno 2013

Un Santo al mese: Sant' Antonio di Padova



13 giugno
Lisbona, Portogallo, c. 1195 - Padova, 13 giugno 1231

Fernando di Buglione nasce a Lisbona da nobile famiglia portoghese discendente dal crociato Goffredo di Buglione.
E’ novizio nel monastero di San Vincenzo a Lisbona e poi in quello di Santa Croce di Coimbra, dove studia scienze e teologia, preparandosi all'ordinazione sacerdotale che riceverà a ventiquattro anni. Decide di lasciare l'ordine degli Agostiniani perché anela ad una vita religiosamente più severa. Nel 1220 giungono a Coimbra i corpi di cinque frati francescani decapitati in Marocco, dove si erano recati a predicare per ordine di Francesco d'Assisi. Ai frati del convento di monte Olivares arrivati per accogliere le spoglie dei martiri, confida la sua aspirazione di vivere nello spirito del Vangelo. Ottenuto il permesso dal provinciale francescano di Spagna e dal priore agostiniano, Fernando entra nel romitorio dei Minori e fa subito professione religiosa, mutando il nome in Antonio in onore dell'abate, eremita egiziano. Anelando al martirio, subito chiede ed ottiene di partire missionario in Marocco. È verso la fine del 1220 che s'imbarca su un veliero diretto in Africa, ma durante il viaggio è colpito da febbre malarica e costretto a letto. La malattia si protrae e in primavera i compagni lo convincono a rientrare in patria per curarsi.
Secondo altre versioni, Antonio non si fermò mai in Marocco: ammalatosi appena partito da Lisbona, la nave fu spinta da una tempesta direttamente a Messina, in Sicilia. Curato dai francescani della città, in due mesi guarisce. A Pentecoste è invitato al Capitolo generale di Assisi, arriva con altri francescani a Santa Maria degli Angeli dove ha modo di ascoltare Francesco, ma non di conoscerlo personalmente.
Per circa un anno e mezzo vive in contemplazione e penitenza, presso Forlì, poi gli viene assegnato il ruolo di predicatore e insegnante dallo stesso Francesco, che gli scrive una lettera raccomandandogli, però, di non perdere lo spirito della santa orazione e della devozione. Comincia a predicare e usa la sua parola per combattere l'eresia (è chiamato anche il martello degli eretici).
Dopo la morte di Francesco Antonio apre nuove case, visita i conventi per conoscere personalmente tutti i frati, controlla le Clarisse e il Terz'ordine, va a Firenze, finché fissa la residenza a Padova e in due mesi scrive i Sermoni domenicali. A Padova ottiene la riforma del Codice statutario repubblicano grazie alla quale un debitore insolvente ma senza colpa, dopo aver ceduto tutti i beni non può essere anche incarcerato. Non solo, tiene testa ad Ezzelino da Romano, che era soprannominato il Feroce e che in un solo giorno fece massacrare undicimila padovani che gli erano ostili, perché liberi i capi guelfi incarcerati. Intanto scrive i Sermoni per le feste dei Santi, i suoi temi preferiti sono i precetti della fede, della morale e della virtù, l'amore di Dio e la pietà verso i poveri, la preghiera e l'umiltà, la mortificazione e si scaglia contro l'orgoglio e la lussuria, l'avarizia e l'usura di cui è acerrimo nemico.
E' mariologo, convinto assertore dell'assunzione della Vergine, su richiesta di papa Gregorio IX nel 1228 tiene le prediche della settimana di Quaresima e da questo papa è definito "arca del Testamento". Si racconta che le prediche furono tenute davanti ad una folla cosmopolita e che ognuno lo sentì parlare nella propria lingua. Per tre anni viaggia senza risparmio, è stanco, soffre d'asma ed è gonfio per l'idropisia, torna a Padova e memorabili sono le sue prediche per la quaresima del 1231.
Per riposarsi si ritira a Camposampiero, vicino Padova, dove il conte Tiso, che aveva regalato un eremo ai frati, gli fa allestire una stanzetta tra i rami di un grande albero di noce. Da qui Antonio predica, ma scende anche a confessare e la sera torna alla sua cella arborea. Una notte che si era recato a controllare come stesse Antonio, il conte Tiso è attirato da una grande luce che esce dal suo rifugio e assiste alla visita che Gesù Bambino fa al Santo.
A mezzogiorno del 13 giugno, era un venerdì, Antonio si sente mancare e prega i confratelli di portarlo a Padova, dove vuole morire. Caricato su un carro trainato da buoi, alla periferia della città le sue condizioni si aggravano al punto che si decide di ricoverarlo nel vicino convento dell'Arcella dove muore in serata. Si racconta che mentre stava per spirare ebbe la visione del Signore e che al momento della sua morte, nella città di Padova frotte di bambini presero a correre e a gridare che il Santo era morto.
Nei giorni seguenti la sua morte, si scatenano "guerre intestine" tra il convento dove era morto che voleva conservarne le spoglie e quello di Santa Maria Mater Domini, il suo convento, dove avrebbe voluto morire. Durante la disputa si verificano persino disordini popolari, infine il padre provinciale decide che la salma sia portata a MaterDomini.
Non appena il corpo giunge a destinazione iniziano i miracoli, alcuni documentati da testimoni. Anche in vita Antonio aveva operato miracoli quali esorcismi, profezie, guarigioni, compreso il riattaccare una gamba, o un piede, recisa, fece ritrovare il cuore di un avaro in uno scrigno, ad una donna riattaccò i capelli che il marito geloso le aveva strappato, rese innocui cibi avvelenati, predicò ai pesci, costrinse una mula ad inginocchiarsi davanti all'Ostia, fu visto in più luoghi contemporaneamente, da qualcuno anche con Gesù Bambino in braccio. Poiché un marito accusava la moglie di adulterio, fece parlare il neonato "frutto del peccato" secondo l'uomo per testimoniare l'innocenza della donna. I suoi miracoli in vita e dopo la morte hanno ispirato molti artisti fra cui Tiziano e Donatello.
Antonio fu canonizzato l'anno seguente la sua morte dal papa Gregorio IX.
La grande Basilica a lui dedicata sorge vicino al convento di Santa Maria Mater Domini.
Trentadue anni dopo la sua morte, durante la traslazione delle sue spoglie, San Bonaventura da Bagnoregio trovò la lingua di Antonio incorrotta, ed è conservata nella cappella del Tesoro presso la basilica della città patavina di cui è patrono.
Nel 1946 Pio XII lo ha proclamato Dottore della Chiesa. (Dal sito santiebeati.it)

mercoledì 12 giugno 2013

UN PENSIERO DI MADRE TERESA ALLA SETTIMANA

Potete pregare mentre lavorate. Il lavoro non impedisce la preghiera, e la preghiera non impedisce il lavoro. Richiede solo che ci si rivolga con la mente a Lui: lo Ti amo, Dio lo ho fede in Te lo credo in Te. Ho bisogno di Te ora. Piccole cose come queste. Sono preghiere meravigliose.

lunedì 10 giugno 2013

GIUGNO: mese del S. CUORE di CRISTO GESU'

PAPA FRANCESCO
ANGELUS
Piazza San Pietro
Domenica, 9 giugno 2013
Cari fratelli e sorelle, buongiorno!
Il mese di giugno è tradizionalmente dedicato al Sacro Cuore di Gesù, massima espressione umana dell’amore divino. Proprio venerdì scorso, infatti, abbiamo celebrato la solennità del Cuore di Cristo, e questa festa dà l’intonazione a tutto il mese. La pietà popolare valorizza molto i simboli, e il Cuore di Gesù è il simbolo per eccellenza della misericordia di Dio; ma non è un simbolo immaginario, è un simbolo reale, che rappresenta il centro, la fonte da cui è sgorgata la salvezza per l’umanità intera.
Nei Vangeli troviamo diversi riferimenti al Cuore di Gesù, ad esempio nel passo in cui Cristo stesso dice: «Venite a me, voi tutti che siete stanchi e oppressi, e io vi darò ristoro. Prendete il mio giogo sopra di voi e imparate da me, che sono mite e umile di cuore» (Mt 11,28-29). Fondamentale poi è il racconto della morte di Cristo secondo Giovanni. Questo evangelista infatti testimonia ciò che ha veduto sul Calvario, cioè che un soldato, quando Gesù era già morto, gli colpì il fianco con la lancia e da quella ferita uscirono sangue ed acqua (cfr Gv19,33-34). Giovanni riconobbe in quel segno, apparentemente casuale, il compimento delle profezie: dal cuore di Gesù, Agnello immolato sulla croce, scaturisce per tutti gli uomini il perdono e la vita.
Ma la misericordia di Gesù non è solo un sentimento, è una forza che dà vita, che risuscita l’uomo! Ce lo dice anche il Vangelo di oggi, nell’episodio della vedova di Nain (Lc 7,11-17). Gesù, con i suoi discepoli, sta arrivando appunto a Nain, un villaggio della Galilea, proprio nel momento in cui si svolge un funerale: si porta alla sepoltura un ragazzo, figlio unico di una donna vedova. Lo sguardo di Gesù si fissa subito sulla madre in pianto. Dice l’evangelista Luca: «Vedendola, il Signore fu preso da grande compassione per lei» (v. 13). Questa «compassione» è l’amore di Dio per l’uomo, è la misericordia, cioè l’atteggiamento di Dio a contatto con la miseria umana, con la nostra indigenza, la nostra sofferenza, la nostra angoscia. Il termine biblico «compassione» richiama le viscere materne: la madre, infatti, prova una reazione tutta sua di fronte al dolore dei figli. Così ci ama Dio, dice la Scrittura.
E qual è il frutto di questo amore, di questa misericordia? E’ la vita! Gesù disse alla vedova di Nain: «Non piangere!», e poi chiamò il ragazzo morto e lo risvegliò come da un sonno (cfr vv. 13-15). Pensiamo questo, è bello: la misericordia di Dio dà vita all’uomo, lo risuscita dalla morte. Il Signore ci guarda sempre con misericordia; non dimentichiamolo, ci guarda sempre con misericordia, ci attende con misericordia. Non abbiamo timore di avvicinarci a Lui! Ha un cuore misericordioso! Se gli mostriamo le nostre ferite interiori, i nostri peccati, Egli sempre ci perdona. E’ pura misericordia! Andiamo da Gesù!

Rivolgiamoci alla Vergine Maria: il suo cuore immacolato, cuore di madre, ha condiviso al massimo la «compassione» di Dio, specialmente nell’ora della passione e della morte di Gesù. Ci aiuti Maria ad essere miti, umili e misericordiosi con i nostri fratelli.

mercoledì 5 giugno 2013

UN PENSIERO DI MADRE TERESA ALLA SETTIMANA

L’amore non può essere fine a se stesso: non avrebbe significato. L’amore deve essere messo in azione e quell'azione è il servizio. Una missione d'amore può venire solo dall’unione con Dio. E il frutto di quell'unione è l'amore per la famiglia, l’amore per il proprio prossimo, l'amore per i poveri.

lunedì 3 giugno 2013

In Oratorio ancora non si va in vacanza


Quanta fatica per i nostri ragazzi: chi va a scuola di karate, chi alla scuola di calcio, chi alla scuola di ballo, chi alla scuola … scuola e basta! 
Noi della Redazione ci chiedevamo: sono per caso stanchi ?
Nooooo| Non vi permettete!!! Perché le fatiche delle scuole tra finalissime, saggi e verifiche stanno per terminare, ma in Oratorio ancora non si va in vacanza: c’è l’ESTATE RAGAZZI!
LA REDAZIONE