lunedì 3 dicembre 2012

MESSAGGIO DELL'ARCIVESCOVO PER L'AVVENTO 2012

IL GRANELLO E IL MONTE
Messaggio dell’Arcivescovo per l’Avvento 2012

Se avrete fede pari a un granello di senape, direte a questo monte: “Spòstati
da qui a là”, ed esso si sposterà, e nulla vi sarà impossibile
(Mt 17,20).

   Carissimi fratelli e sorelle,
   è l’Avvento. Ed è l’Avvento dell’Anno che la Chiesa dedica alla fede.
L’Avvento, come ogni tempo liturgico, è fatto per farci crescere nella fede. E se la fede deve crescere significa che essa è già in noi. Sì, noi possediamo il dono della fede: lo abbiamo ricevuto nel Battesimo, lo riceviamo ogni giorno nei sacramenti. Esso tuttavia, deve crescere.
   Se avete fede quanto un granello di senape… Le parole che Gesù rivolge a noi come ai discepoli indicano la via di questa crescita: la nostra fede dovrà essere simile a un granello di senape; così, sarà fede in grado di spostare le montagne.
   Può sembrarci strano. La fede, per crescere, deve diventare come un piccolo seme; questo seme, addirittura, sarà capace di spostare un’enorme montagna... Per capire come sia possibile dobbiamo capire perché Gesù parla proprio del granello di senape.
   «Esso è il più piccolo di tutti i semi – Egli spiega - ma, una volta cresciuto, è più grande delle altre
piante dell'orto e diventa un albero, tanto che gli uccelli del cielo vengono a fare il nido fra i suoi rami
» (Mt
13,32).
   Il granello di senapa è il seme più piccolo e anche la fede è così. La fede cresce quando ci fa piccoli perché ci mette in relazione con Colui che è grande; è questa relazione che, poi, ci spinge a farci realmente e concretamente piccoli nei rapporti con gli altri. Anche Dio si è fatto piccolo; e l’Avvento ci porta ad attendere un Dio piccolo, un Dio Bambino.
   Il granello di senape diventa l’albero più grande. Ma non diventa grande per sé: diventa grande per accogliere con i suoi rami gli uccelli del cielo che vengono a fare il proprio nido. La fede cresce se ci fa grandi per aprire il cuore, la mente, le braccia ai fratelli, soprattutto a coloro che hanno bisogno di un luogo dove fare il proprio nido, dove costruire la propria casa. Coloro che non troverebbero dimora, accoglienza, forse neppure diritto alla vita senza il nostro impegno e il nostro servizio. L’Avvento ci ricorda che noi attendiamo un Dio “escluso” fin dalla sua nascita e oggi escluso dal pensiero post moderno; un Dio che non trovava e non trova facilmente posto, dimora nel mondo e che vuole essere da noi riconosciuto in tutti gli esclusi, in tutti coloro ai quali vengono chiuse le porte delle case e le porte del mondo, prima e dopo la nascita.
   Carissimi fratelli e sorelle,
   è questa la fede che cresce e può addirittura spostare, sradicare le montagne. Il granellino di senapa, da solo, non potrebbe nulla. Ma quando cresce non crescono solo i suoi rami, si approfondiscono anche le sue radici. E le radici di un albero penetrano nel terreno, aprono delle crepe, spostano tutto quanto sta sopra, anche le montagne!
   Che l’Avvento, che questo Avvento, ci radichi sempre più profondamente in Cristo, con una fede capace di sconvolge le profondità e cambiare la superficie del mondo. La fede di quel seme che ha accettato di essere piccolo e, così, di diventare grande come il piccolo Bambino che attende: grande nell’accoglienza e nell’amore dei fratelli.
   E così sia!
Rossano, 1 dicembre 2012
Santo Marcianò