giovedì 30 maggio 2013

Maria, Madre di Dio (mons. Marco Frisina )

Il culto mariano ha espresso nei secoli capolavori di fede e di amore verso la Madre di Dio. I testi, le preghiere, i canti, le immagini sacre ispirate dalla Vergine Maria colpiscono per la loro bellezza e per quell’originalissimo stupore che li pervade e che apre il cuore al Mistero dell’Incarnazione. Il popolo di Dio ha innalzato cattedrali meravigliose in onore di Maria e la teologia ne ha celebrato le lodi con parole piene di luce e di gioia, manifestando l’amore di ogni cristiano verso Colei che ha fatto risplendere nella sua vocazione il prodigio ineffabile della grazia di Dio.
Maria è veramente il capolavoro della grazia, perché in lei si compie il Mistero di Dio che si fa uomo, del Verbo che si fa carne. In lei vediamo luminosa l’immagine della Chiesa madre dei credenti, splendida come la Gerusalemme celeste, avvolta di sole e coronata di stelle come la donna dell’Apocalisse, trafitta dal dolore come l’Addolorata presso la Croce, adorante e soave presso la culla del Dio Bambino, santa e Immacolata nella sua vocazione di grazia, che schiaccia la testa del Serpente, stupita dinanzi all’Angelo dell’Annunciazione, piena di gioia esultante nell’incontro con Elisabetta, incoronata di gloria e Assunta in cielo alla destra del Figlio. Ogni festa mariana ci mostra un volto di Maria svelando un volto di Gesù, la Madre e il Figlio sono indissolubilmente uniti nell’unico Mistero di salvezza che risplende nella liturgia della Chiesa. Il miracolo di grazia della Vergine Maria viene offerto ai credenti durante tutto l’anno liturgico in una sorta di mirabile ritornello che quasi mensilmente scandisce il cammino di preghiera di tutta la Chiesa.
Già nella preghiera giornaliera l’Angelus rappresenta la scansione gioiosa delle ore del giorno, proprio come la campana che un tempo si faceva udire per rammentarci la preghiera dell’Ave Maria. Il ricordo dell’Incarnazione deve segnare il tempo della nostra esistenza come legame forte al centro della Redenzione, come un mistico orologio che ci rammenta che Cristo è venuto in mezzo a noi.
Anche il Rosario è memoria viva del legame che unisce Maria e Gesù, tutti e due inseparabili nella storia salvifica. La memoria dei misteri di Cristo non può non ricondurci alla Madre, porta santa attraverso la quale questi misteri sono entrati nella nostra storia, via maestra sulla quale Cristo ha voluto venire fino a noi. Questa preghiera semplice è un modo per metterci su questa via, per entrare da quella porta e affacciarci al mistero di Cristo con semplicità e profondità. Ci facciamo accompagnare dalla Madre e dal suo “sì” incondizionato alla volontà di Dio per comprendere Gesù, lasciamo che sia lei a interpretare quei momenti decisivi per la nostra salvezza che il Vangelo ci presenta, chiediamo a Maria di intercedere presso Dio perché Egli apra il nostro cuore ad accogliere con fede il Signore Gesù nella nostra vita affinché porti frutti d’amore e di verità.
La preghiera mariana diviene perciò per tutti noi una necessità dell’anima affannata, una luce per la mente alla ricerca della verità, un sollievo per il cuore tormentato dal dubbio e dalla sofferenza. Rivolgersi a Maria è ritrovare un porto accogliente in cui rivivere la propria fede nella pace, guidati e sostenuti da Colei che ha vissuto per prima la forza creatrice dello Spirito che in lei ha realizzato l’Incarnazione di quel Verbo eterno “per cui tutte le cose sono state create”.
In un tempo storico come quello che stiamo vivendo è necessario ritrovare questa stella che sappia condurci alla meta, occorre che sappiamo riconquistare con profondità ed equilibrio quelle devozioni che forse nel passato sono state vissute con superficialità e sentimentalismo ma che portavano in sé verità profonde e fondamentali. Bisogna evitare di compiere l’errore contrario, ovvero di rinunciare a un’autentica devozione mariana con la scusa a volte di essere così più rigorosamente “cristocentrici”. In realtà l’amore verso Maria nasce solo nei cuori che sanno stupirsi della grazia di Dio e che sanno riconoscerne la necessità nella propria vita. Non si comprende Maria se non si comprende il mistero della grazia divina di cui lei è il capolavoro. I tempi odierni hanno proprio bisogno di riscoprire la bellezza della grazia e nel contempo di vederla luminosamente presente nella sua Chiesa, di cui Maria è l’Icona perfetta. Impariamo, dunque, a celebrare con gioia e amore le feste e le memorie mariane, riscoprendo in esse tutta la bellezza e la forza della Redenzione donataci da Cristo.

mercoledì 29 maggio 2013

UN PENSIERO DI MADRE TERESA ALLA SETTIMANA

Dio vi ama. Amatevi come Egli ama voi . Amare è condividere, amare significa dare il meglio che abbiamo. Noi siamo messaggeri dell'amore di Dio e anche voi, chiunque voi siate, potete diventarlo.

martedì 28 maggio 2013

STIAMO PREPARANDO L'ESTATE RAGAZZI

Don Giuseppe sta preparando la prima edizione di Estate ragazzi per la parrocchia San Giovanni Battista e presto andrà ad invitare tutti i bambini e i ragazzi delle scuole a partecipare. All'Estate ragazzi si giocherà, si ballerà, si pregherà e si parlerà di Gesù, sicuramente sarà una bella esperienza!!!
In Oratorio si stanno già preparando: don Giuseppe ha scelto la storia che verrà raccontata negli incontri attraverso canti e giochi e gli animatori stanno "studiando" per poter realizzare tutte le attività e farci divertire tanto tanto. Naturalmente ci sarà il momento delle riflessioni, perchè poi toccherà a noi ragazzi portare avanti il messaggio evangelico ascoltato in questi giorni.
Noi ragazzi vogliamo già ringraziare don Giuseppe e tutti gli animatori che metteranno a disposizione il loro tempo gratuitamente, per dare a noi la possibilità di trascorrere i primi giorni delle vacanze estive in modo diverso dal solito e di vivere questa esperienza di fede e di festa.
GIOVANNA E LA REDAZIONE


lunedì 27 maggio 2013

MAGGIO: MESE MARIANO

Nel nostro paese la devozione a Maria, Madre di Dio e Madre nostra è molto grande. Le nostre nonne conoscono dei canti e delle preghiere dedicate alla Madonna che sono dei veri capolavori.
In chiesa si recita il Rosario e quest'anno don Giuseppe ha preso la bella iniziativa di farlo nelle strade della nostra Parrocchia.
In tutte le nostre case ci sono le immagini di Maria e per tutti Lei è la meravigliosa creatura di Dio che ha portato Gesù nel mondo, che ha sconfitto il Serpente, che è già in Paradiso con Gesù, che è piena di Spirito Santo, che ci insegna l'umiltà e l'amore grandissimo al Signore e a tutti gli uomini.
Costanza

mercoledì 22 maggio 2013

UN PENSIERO DI MADRE TERESA ALLA SETTIMANA

Si deve agire quando si è decisi, non con riluttanza o perché obbligati, poiché Dio ama chi dona la gioia. Dà di più chi dà con gioia. Se avete difficoltà sul lavoro accettatele con gioia, con un gran sorriso. Il modo migliore per mostrare gratitudine a Dio e agli uomini è accettare ogni cosa con gioia.

martedì 21 maggio 2013

UN SANTO AL MESE: Santa Rita da Cascia


22 maggio
Roccaporena, presso Cascia, Perugia, c. 1381 - Cascia, Perugia, 22 maggio 1447/1457

S. Rita è stata ed è una delle più venerate ed invocate figure della santità cattolica, per i prodigi operati e per la sua umanissima vicenda terrena.
Rita ha il titolo di “santa dei casi impossibili”, cioè di quei casi clinici o di vita, per cui non ci sono più speranze e che con la sua intercessione, tante volte miracolosamente si sono risolti.
Nacque intorno al 1381 a Roccaporena, nel Comune di Cascia, in provincia di Perugia; i suoi genitori erano già in età matura quando nacque Rita, accolta come un dono della Provvidenza.
La vita di Rita fu intessuta di fatti prodigiosi, che la tradizione, più che le poche notizie certe che possediamo, ci hanno tramandato; ma come in tutte le leggende c’è alla base senz’altro un fondo di verità.
Si racconta quindi che la madre molto devota, ebbe la visione di un angelo che le annunciava la tardiva gravidanza, che avrebbero ricevuto una figlia e che avrebbero dovuto chiamarla Rita.
Un giorno mentre la piccola riposava un cestello di vimini all’ombra di un albero, mentre i genitori lavoravano, uno sciame di api le circondò la testa senza pungerla, anzi alcune di esse entrarono nella boccuccia aperta depositandovi del miele. Nel frattempo un contadino che si era ferito con la falce ad una mano, corse a Cascia per farsi medicare; passando davanti al cestello e visto la scena, prese a cacciare via le api e man mano che scuoteva le braccia per farle andare via, la ferita si rimarginò. L’uomo gridò al miracolo e con lui tutti gli abitanti di Roccaporena, che seppero del prodigio.
Rita crebbe nell’ubbidienza ai genitori e già dai primi anni dell’adolescenza manifestò apertamente la sua vocazione ad una vita religiosa, ma a tredici anni i genitori, forse obbligati a farlo, la promisero in matrimonio a Fernando Mancini, un giovane del borgo, conosciuto per il suo carattere forte, impetuoso, brutale e violento, del quale “fu vittima e moglie”, come fu poi detto.
Da lui sopportò con pazienza ogni maltrattamento, senza mai lamentarsi, chiedendogli con ubbidienza perfino il permesso di andare in chiesa. Con la nascita di due gemelli e la sua perseveranza di rispondere con la dolcezza alla violenza, riuscì a trasformare con il tempo il carattere del marito e renderlo più docile; fu un cambiamento che fece gioire tutta Roccaporena, che per anni ne aveva dovuto subire le angherie.
I figli Giangiacomo Antonio e Paolo Maria, crebbero educati da Rita Lottius secondo i principi che le erano stati inculcati dai suoi genitori, ma essi purtroppo assimilarono anche gli ideali e regole della comunità casciana, che fra l’altro riteneva legittima la vendetta.
E venne dopo qualche anno, in un periodo non precisato, che a Rita morirono i due anziani genitori e poi il marito fu ucciso in un’imboscata una sera mentre tornava a casa da Cascia; fu opera senz’altro di qualcuno che non gli aveva perdonato le precedenti violenze subite.
Ai figli ormai quindicenni, cercò di nascondere la morte violenta del padre, ma da quel drammatico giorno, visse con il timore della perdita anche dei figli, perché aveva saputo che gli uccisori del marito, erano decisi ad eliminare gli appartenenti al cognome Mancini; nello stesso tempo i suoi cognati erano decisi a vendicare l’uccisione di Fernando Mancini e quindi anche i figli sarebbero stati coinvolti nella faida di vendette che ne sarebbe seguita.
Narra la leggenda che Rita per sottrarli a questa sorte, abbia pregato Cristo di non permettere che le anime dei suoi figli si perdessero, ma piuttosto di toglierli dal mondo, “Io te li dono. Fà di loro secondo la tua volontà”. Comunque un anno dopo i due fratelli si ammalarono e morirono, fra il dolore cocente della madre. S. Rita chiese a Dio di riprendersi i figli, purché non si macchiassero a loro volta della vendetta e dell’omicidio, ebbe il coraggio di lottare, per fermare la vendetta e scegliere la pace. Venne circondata subito di una buona fama, la gente di Roccaporena la cercava come popolare giudice di pace, in quel covo di vipere che erano i Comuni medioevali. Esempio fulgido di un ruolo determinante ed attivo della donna, nel campo sociale, della pace, della giustizia.
Ormai libera da vincoli familiari, si rivolse alle Suore Agostiniane del monastero di S. Maria Maddalena di Cascia per essere accolta fra loro; ma fu respinta per tre volte, nonostante le sue suppliche. I motivi non sono chiari, ma sembra che le Suore temessero di essere coinvolte nella faida tra famiglie del luogo e solo dopo una riappacificazione, avvenuta pubblicamente fra i fratelli del marito ed i suoi uccisori, essa venne accettata nel monastero.
Per la tradizione, l’ingresso avvenne per un fatto miracoloso, si narra che una notte, Rita come al solito, si era recata a pregare sullo “Scoglio” (specie di sperone di montagna che s’innalza per un centinaio di metri al disopra del villaggio di Roccaporena), qui ebbe la visione dei suoi tre santi protettori, che la trasportarono a Cascia, introducendola nel monastero, si cita l’anno 1407; quando le suore la videro in orazione nel loro coro, nonostante tutte le porte chiuse, convinte dal prodigio e dal suo sorriso, l’accolsero fra loro. Quando avvenne ciò Rita era intorno ai trent’anni.
La nuova suora s’inserì nella comunità conducendo una vita di esemplare santità, praticando carità e pietà e tante penitenze, che in breve suscitò l’ammirazione delle consorelle. Devotissima alla Passione di Cristo, desiderò di condividerne i dolori e questo costituì il tema principale delle sue meditazioni e preghiere.
Gesù l’esaudì e un giorno nel 1432, mentre era in contemplazione davanti al Crocifisso, sentì una spina della corona del Cristo conficcarsi nella fronte, producendole una profonda piaga, che poi divenne purulenta e putrescente, costringendola ad una continua segregazione.
La ferita scomparve soltanto in occasione di un suo pellegrinaggio a Roma, fatto per perorare la causa di canonizzazione di s. Nicola da Tolentino, sospesa dal secolo precedente; ciò le permise di circolare fra la gente.
Si era talmente immedesimata nella Croce, che visse nella sofferenza gli ultimi quindici anni, logorata dalle fatiche, dalle sofferenze, ma anche dai digiuni e dall’uso dei flagelli; negli ultimi quattro anni si cibava così poco, che forse la Comunione eucaristica era il suo unico sostentamento e fu costretta a restare coricata sul suo giaciglio.
E in questa fase finale della sua vita, avvenne un altro prodigio, essendo immobile a letto, ricevé la visita di una parente, che nel congedarsi le chiese se desiderava qualcosa della sua casa di Roccaporena e Rita rispose che le sarebbe piaciuto avere una rosa dall’orto, ma la parente obiettò che si era in pieno inverno e quindi ciò non era possibile, ma Rita insisté.
Tornata a Roccaporena la parente si recò nell’orticello e in mezzo ad un rosaio, vide una bella rosa sbocciata, stupita la colse e la portò da Rita a Cascia, la quale ringraziando la consegnò alle meravigliate consorelle.
Così la santa vedova, madre, suora, divenne la santa della ‘Spina’ e la santa della ‘Rosa’; nel giorno della sua festa questi fiori vengono benedetti e distribuiti ai fedeli.
Il 22 maggio 1447 (o 1457) Rita si spense, mentre le campane da sole suonavano a festa, annunciando la sua ‘nascita’ al cielo. Si narra che il giorno dei funerali, quando ormai si era sparsa la voce dei miracoli attorno al suo corpo, comparvero delle api nere, che si annidarono nelle mura del convento e ancora oggi sono lì, sono api che non hanno un alveare, non fanno miele e da cinque secoli si riproducono fra quelle mura.
Per singolare privilegio il suo corpo non fu mai sepolto, in qualche modo trattato secondo le tecniche di allora, fu deposto in una cassa di cipresso, poi andata persa in un successivo incendio, mentre il corpo miracolosamente ne uscì indenne e riposto in un artistico sarcofago ligneo.
Il sarcofago è oggi conservato nella nuova basilica costruita nel 1937-1947; anche il corpo riposa incorrotto in un’urna trasparente, esposto alla venerazione degli innumerevoli fedeli, nella cappella della santa nella Basilica-Santuario di S. Rita a Cascia.
Bisogna dire che il corpo rimasto prodigiosamente incorrotto e a differenza di quello di altri santi, non si è incartapecorito, appare come una persona morta da poco e non presenta sulla fronte la famosa piaga della spina, che si rimarginò inspiegabilmente dopo la morte.
Tutto ciò è documentato dalle relazioni mediche effettuate durante il processo per la beatificazione, avvenuta nel 1627 con papa Urbano VIII; il culto proseguì ininterrotto per la santa chiamata “la Rosa di Roccaporena”; il 24 maggio 1900 papa Leone XIII la canonizzò solennemente.
Al suo nome vennero intitolate tante iniziative assistenziali, monasteri, chiese in tutto il mondo; è sorta anche una pia unione denominata “Opera di S. Rita” preposta al culto della santa, alla sua conoscenza, ai continui pellegrinaggi al Santuario ed al monastero di Cascia.  (Dal sito santiebeati.it)

lunedì 20 maggio 2013

BEATIFICAZIONE DI DON PINO PUGLISI

Sabato prossimo, 25 maggio, sarà grande festa per tutta la Chiesa perchè sara beatificato don Pino Puglisi, primo martire della mafia.
Don Pino nasce a Brancaccio (Palermo) nel 1953, viene ordinato sacerdote nel 1960 e da subito è vicino ai giovani e si interessa dei problemi della società, dei poveri e degli emarginati.
Va a fare il parroco dove c'è la mafia e lì riesce a far riapaccificare delle famiglie con la forza del perdono.
Fa l'insegnante di Religione, i suoi alunni scherzano chiamandolo 3P (Pino Puglisi Parroco), a lui piace e da allora si firma così.
Non ha paura di parlare apertamente contro la malavita e di denunciare i mafiosi, in difesa di tutti gli abitanti della sua Sicilia, ma subisce varie minaccie e viene ucciso sotto casa il giorno del suo compleanno nel 1993.
Il suo è stato un martirio perchè in nome del Vangelo aveva fatto una predicazione antimafia e aveva fatto capire a tutti che la loro malvagità non aveva niente a che fare con il messaggio evangelico.
I mafiosi che l' hanno ucciso pensavano di tappargli la bocca per sempre, come avevano cercato di fare con Gesù, invece tutti ricordiamo il suo coraggio, il suo amore per i giovani, la sua accoglienza per i più bisognosi e non ci scorderemo più di lui, perchè per noi sarà un Beato a cui rivolgeci con la preghiera e un esempio da testimoniare con la nostra vita.
Adesso chi l'ha ucciso è in carcere e don Pino è in Paradiso e in tutta Italia ci sono scuole, piazze,  associazioni che portano il suo nome.
Sicuramente sabato prossimo lo stadio di Palermo sarà pieno di cristiani che faranno festa insieme al Papa e come ha detto 3P, anche noi saremo pronti a dire:

"Le nostre iniziative e quelle dei volontari devono essere un segno... lo facciamo per poter dire: dato che non c'è niente, noi vogliamo rimboccarci le maniche e costruire qualche cosa. E se ognuno fa qualche cosa, allora si può fare molto...".

Giovanna, Christian e Filomena

Per conoscere meglio la vita di don Pino Puglisi vi consigliamo la visione del film ALLA LUCE DEL SOLE.

mercoledì 15 maggio 2013

UN PENSIERO DI MADRE TERESA ALLA SETTIMANA

Il vero amore deve sempre far male. Deve essere doloroso amare qualcuno, doloroso lasciare qualcuno . Potreste dover morire per lui. Quando ci si sposa si rinuncia  a ogni cosa per amarsi reciprocamente. La madre che dà la vita a suo figlio soffre molto. Solo allora si ama sinceramente. La parola “amore”e cosi mal interpretata e abusata.

martedì 14 maggio 2013

ESTATE RAGAZZI 2013

RAGAZZI PREPARATEVI ...
STA ARRIVANDO ESTATE RAGAZZI 2013

DAL 04 AL 14 LUGLIO (dai 4 ai 14 anni)

VI ASPETTIAMO NUMEROSISSIMI

DON GIUSEPPE E GLI ANIMATORI

lunedì 13 maggio 2013

8 X MILLE ALLA CHIESA CATTOLICA


Per te una scelta, per molti una speranza.
Non è una tassa in più. È la tua scelta di destinare una quota dell'Irpef (l'imposta sul reddito delle persone fisiche, che paghi annualmente) alla Chiesa cattolica.
Grazie all'8xmille migliaia di progetti sono stati realizzati.
 Migliaia di interventi per la carità e la pastorale a livello nazionale e nelle 226 diocesi italiane, per i progetti caritativi e umanitari nei paesi in via di sviluppo e per il sostentamento dei sacerdoti diocesani impegnati nelle nostre parrocchie o in missione nei paesi poveri.
Per le iniziative e i progetti visita il sito: http://www.chiediloaloro.it/
DON GIUSEPPE E LA REDAZIONE

giovedì 9 maggio 2013

GIORNATA DELLA SOLIDARIETA'

La Parrocchia è missionaria e quando si tratta di aderire alle iniziative di solidarietà, la Comunità di San Giovanni Battista di Mirto, risponde sempre con entusiasmo.
E' successo anche domenica 5 maggio, quando Mons. Santo Marcianò, Arcivescovo della nostra Diocesi e don Giuseppe Ruffo, Direttore dell'Ufficio missionario diocesano, hanno proposto di aderire al progetto della FOCSIV “Abbiamo riso per una cosa seria”.
FOCSIV è la più grande Federazione di Organismi di Volontariato Internazionale di ispirazione cristiana presente in Italia e contribuisce alla lotta contro ogni forma di povertà e di esclusione, all’affermazione della dignità della persona e alla tutela dei diritti umani e alla crescita delle comunità e delle istituzioni locali.
Sabato 4 e domenica 5 maggio 2013, FOCSIV ha distribuito nelle piazze italiane oltre 100.000 chili di riso certificato Fairtrade, per sostenere il diritto al cibo! 
Con l'acquisto del riso del commercio equo e solidale FOCSIV sostiene e finanzia la produzione biologica della cooperativa thailandese Sarapi-Chok Chai, al fine di migliorare le condizioni di vita delle famiglie dei suoi 3.400 piccoli agricoltori.
L'iniziativa nella nostra Parrocchia ha avuto un grande successo e ciò dimostra la sensibilità caritatevole della nostra gente.
LA REDAZIONE

mercoledì 8 maggio 2013

UN PENSIERO DI MADRE TERESA ALLA SETTIMANA

E’ facile sorridere alle persone che stanno fuori dalla propria  casa. E’ cosi facile prendersi cura delle persone che non si conoscono bene. E’ difficile essere premurosi e gentili e sorridere ed essere pieni di amore in casa con i propri famigliari giorno dopo giorno, specialmente quando siamo  stanchi e di malumore. Tutti noi abbiamo momenti come questi, ed è proprio allora che Cristo viene a noi vestito di sofferenza.

martedì 7 maggio 2013

MAGGIO: UN GIORNO ALL'ORATORIO

Noi della Redazione andiamo sempre anche negli altri gruppi dell'oratorio a chiamare i bambini che possono scrivere gli articoli da pubblicare. Chiediamo loro se vogliono raccontare qualcosa di significativo e a volte diamo noi i suggerimenti per fare la cronaca di avvenimenti importanti vissuti in Parrocchia. E sono veramente tante le cose di cui dovremmo dare notizia, ma non sempre abbiamo le foto e le testimonianze da poter inserire nel giornalino e spesso succede che alcune iniziative passano lasciando poche tracce. Noi vorremmo invece che tutto restasse nel web per diventare memoria storica della nostra Parrocchia.
Comunque ... se non tutto si può avere ... ringraziamo Dio per quello che questi nostri "baldi" giovani sono capaci di fare!
LA REDAZIONE

lunedì 6 maggio 2013

giovedì 2 maggio 2013

IL ROSARIO

BREVE STORIA DEL ROSARIO
 All'origine del Rosario vi sono i 150 Salmi di Davide che si recitavano nei monasteri.
Per ovviare alla difficoltà, al di fuori dei centri religiosi, di imparare a memoria tutti i Salmi, verso l'850 un monaco irlandese suggerì di recitare al posto dei Salmi 150 Padre Nostro.
Per contare le preghiere i fedeli avevano vari metodi, tra cui quello di portare con sé 150 sassolini, ma ben presto si passò all'uso delle cordicelle con 50 o 150 nodi.
Poco tempo dopo, come forma ripetitiva, si iniziò ad utilizzare anche il Saluto dell'Angelo a Maria, che costituiva allora la prima parte dell'Ave Maria.
Nel XIII secolo i monaci cistercensi svilupparono una nuova forma di preghiera che chiamarono rosario, perché la comparavano ad una corona di rose mistiche donate alla Madonna. Questa devozione fu resa popolare da san Domenico, che nel 1214 ricevette il primo rosario della Vergine Maria come strumento per l'aiuto dei cristiani contro le eresie.
Nel XIII secolo si svilupparono i Misteri del Rosario: numerosi teologi avevano già da tempo considerato che i 150 Salmi erano velate profezie sulla vita di Gesù. Dallo studio dei Salmi si arrivò ben presto alla elaborazione dei Salteri di Nostro Signore Gesù Cristo, nonché alle lodi dedicate a Maria. Così durante il XIII secolo si erano sviluppati quattro diversi salteri: i 150 Padre Nostro, i 150 Saluti Angelici, le 150 lodi a Gesù, le 150 lodi a Maria.
Verso il 1350 si arriva alla compiutezza dell'Ave Maria come la conosciamo oggi. Questo avviene ad opera dell'Ordine dei certosini, che uniscono il saluto dell'Angelo con quello di Elisabetta, fino all'inserimento di «adesso e nell'ora della nostra morte. Amen», poi si inseriscono le clausole dopo il nome di Gesù, per abbracciare all'interno della preghiera l'intera vita di Cristo e poi si introdusse prima di ogni decina alla Madonna, il Padre Nostro. Questo metodo si diffuse rapidamente in tutta Europa. In seguito si sviluppa un rosario in cui si fa seguire il nome di Gesù da 50 clausole che ripercorrono la vita di Gesù, i pensieri erano divisi in gruppi di 10 con un Padre Nostro all'inizio di ogni gruppo.
Tra il 1435 e il 1445, Domenico compone per i fratelli certosini fiamminghi, che recitano il Salterio di Maria, 150 clausole divise in tre sezioni corrispondenti ai Vangeli dell'infanzia di Cristo, della vita pubblica, e della Passione-Risurrezione.
Nel 1470 si crea la prima Confraternita del Rosario facendo diffondere rapidamente questa forma di preghiera: chiama Rosario «nuovo» quello con un pensiero all'interno di ogni Ave Maria, e Rosario «vecchio» quello senza meditazione, con solo le Ave Maria. Si riducono a 15 i Misteri (suddivisi in gaudiosi, dolorosi, gloriosi), e sarà solamente con Papa Giovanni Paolo II (un grande apostolo del Rosario), con la lettera apostolica «Rosarium Virginis Mariae» (2002), che verranno reintrodotti i misteri luminosi sulla vita pubblica di Gesù.
I domenicani sono stati grandi promotori del Rosario nel mondo. Hanno creato diverse associazioni rosariane, tra cui la Confraternita del Rosario (fondata nel 1470), la Confraternita del Rosario Perpetuo (chiamata anche Ora di Guardia, fondata nel 1630 dal padre Timoteo de' Ricci, si impegnava ad occupare tutte le ore del giorno e della notte, di tutti i giorni dell'anno, con la recita del Rosario), la Confraternita del Rosario Vivente (fondata nel 1826 dalla terziaria domenicana Pauline-Marie Jaricot).
San Pio V, di formazione domenicana, fu il primo «Papa del Rosario». Nel 1569 descrisse i grandi frutti che san Domenico raccolse con questa preghiera, ed invitò tutti i cristiani ad utilizzarla.
Leone XIII, con le sue 12 Encicliche sul Rosario, fu il secondo «Papa del Rosario».
Dal 1478 ad oggi si contano oltre 200 documenti pontifici sul Rosario.
In più apparizioni la Madonna stessa ha indicato il Rosario come la preghiera più necessaria per il bene dell'umanità. Nell'apparizione a Lourdes del 1858, la Vergine aveva una lunga corona del Rosario al braccio. Nel 1917 a Fatima come negli ultimi anni a Medjugorje, la Madonna ha invitato e ha esortato a recitare il Rosario tutti i giorni.

mercoledì 1 maggio 2013

UN PENSIERO DI MADRE TERESA ALLA SETTIMANA

Fra i collaboratori abbiamo piccoli “ gruppi ascoltatori “ che si recano nelle case delle persone più anziane, si siedono con loro  e le fanno parlare. I vecchi amano avere qualcuno che li ascolti e li lasci parlare, anche se devono raccontare storie di trent’ anni prima. Ascoltare quando nessun altro vuole farlo è una cosa bellissima.