Joseph Ratzinger, è Benedetto XVI dal 19 aprile 2005. Ai cardinali ha spiegato di essere “pervenuto alla certezza che le mie forze, per l’età avanzata, non sono più adatte per esercitare in modo adeguato il ministero petrino” e che “nel mondo di oggi, soggetto a rapidi mutamenti e agitato da questioni di grande rilevanza per la vita della fede, per governare la barca di San Pietro e annunciare il Vangelo, è necessario anche che il vigore sia del corpo, sia dell’animo, vigore che, negli ultimi mesi, in me è diminuito in modo tale da dover riconoscere la mia incapacità di amministrare bene il ministero a me affidato”.
Facendo un salto nel passato, nella storia della Chiesa sono diversi i pontefici che hanno abdicato, per scelta o per costrizione. Il diritto canonico per le dimissioni del Papa prevede che “nel caso che il Romano Pontefice rinunci al suo ufficio, si richiede per la validità, che la rinuncia sia fatta liberamente e che venga debitamente manifestata, non si richiede invece che qualcuno la accetti”.
Ed infatti, il papa Benedetto afferma che la sua è una scelta presa in piena libertà, dopo aver “esaminato più volte la mia coscienza dinanzi a Dio”.
Riecheggiano ancora oggi, nelle nostre orecchie quelle parole; sono state un lampo a ciel sereno per la Chiesa Universale. I sentimenti di stupore e smarrimento, che si sono avuti in un primo momento, hanno lasciato poi lo spazio ai sentimenti di infinita gratitudine e ringraziamento verso la persona del Papa e per quello che, in quasi otto anni di pontificato, ha fatto per la Chiesa di Cristo. Quell’ “umile lavoratore nella vigna del signore”, come si è autodefinito il giorno della sua elezione, si è dimostrato tale: un servo umile con una coscienza incrollabile. Molte sono state molte le dimostrazioni d’affetto e vicinanza di fedeli e laici a Benedetto XVI, durante incontri, udienze e Angelus, fino al suo ultimo giorno di pontificato, il 28 febbraio. Lasciando il Vaticano, tra la commozione delle persone che, più d’ogni altre, gli sono state vicine, il Santo Padre saluta Roma sorvolandola in elicottero, per giungere a Castel Gandolfo, mentre Roma saluta il suo Vescovo con il suono delle campane a festa di tutte le sue chiese. È la prima volta che un pontificato termina con una distesa a festa di campane!!!
Il santo padre, una volta giunto, a Castel Gandolfo ha rivolto un breve messaggio ai numerosi fedeli dicendo di essere, da oggi “un pellegrino che inizia l’ultima tappa del suo pellegrinaggio in questa terra”. Ha iniziato il ministero petrino come “umile lavoratore” e, da ora in poi, come “pellegrino”. Questo ci fa capire come la Chiesa è sempre in cammino, con le proprie difficoltà, con i suoi pregi e difetti. Ognuno di noi deve, dare il suo contributo per la Chiesa, nella Chiesa e con la Chiesa, cercando di portare, per quel che siamo, “un po’ di cielo in terra”.
Il Papa emerito, continuerà a svolgere il suo servizio alla Chiesa nel nascondimento e con la preghiera, e ringraziamo di cuore il Signore per averci donato un pastore e guida come Benedetto XVI… un vero uomo della Fede. Di vero cuore Le diciamo Grazie!!!
GIUSEPPE E LA REDAZIONE