giovedì 28 marzo 2013

AUGURI AI SACERDOTI

Il Giovedì Santo Gesù ha istituito i Sacramenti dell'Eucarestia e del Sacerdozio. Non c'è Eucarestia senza sacerdoti e non c'è Chiesa senza Eucarestia. E' il sacerdote che ci dà Gesù ed è stato Gesù a volere così, perciò AUGURI A TUTTI I SACERDOTI!!!
I ragazzi dell'oratorio
   

mercoledì 27 marzo 2013

UN PENSIERO DI MADRE TERESA ALLA SETTIMANA

Dall’umiltà emanano sempre la grandezza e la gloria di Dio. Attraverso l’umiltà noi cresciamo nell’amore. L’umiltà è l’inizio della santità.

martedì 26 marzo 2013

BUONA PASQUA

Auguriamo a tutti pace, gioia e luce!!!
I RAGAZZI DELL'ORATORIO

 

lunedì 25 marzo 2013

MARZO: UN GIORNO ALL'ORATORIO


All’oratorio c’è sempre da fare:
per Natale abbiamo preparato la recita, il concerto, la letterina a Gesù Bambino e tanto altro;
Carnevale ci ha visti armeggiare con mascherine e stelle filanti;
e in questi giorni abbiamo visto tanti rametti di ulivo per la Domenica delle Palme e lavoretti da offrire a tutti …
nel gruppo web, poi, oggi, stiamo preparando una edizione stampabile del giornalino … speriamo che venga bene!
Insomma, all’oratorio stiamo impiegando il nostro tempo al meglio e tutto offriamo al Signore con la nostra gioia.
I ragazzi dell’oratorio

giovedì 21 marzo 2013

Marzo: mese primaverile

Guardiamo il mondo in modo nuovo:
-          stupiamoci delle sue bellezze,
-          gioiamo della natura che vive, si addormenta e si risveglia in mille modi diversi,
-          gustiamo il tepore dell’aria, i profumi, i colori, i suoni della natura,
-          ammiriamo la natura e le sue magnificenze e la sua armonia,
-          conosciamo la ciclicità delle stagioni e il loro “ritornare” sempre uguale e, al tempo stesso, sempre nuovo, colme di doni per tutti noi,
-          guardiamo con gratitudine e amore la nostra meravigliosa Terra,
-          ringraziamo il Creatore per averci dato in dono la vita e il mondo,
-          festeggiamo e amiamo la natura che si veste di primavera.
I ragazzi dell’oratorio

PRIMAVERA

Ora l’erba spunta Dal grano sepolto,
frumento rimasto nascosto
per molti giorni nella terra nera.
E’ tornato l’amore, come il seme che è rinato erba.
Hanno deposto Nella tomba
L’amore trafitto Dagli uomini
E pensavano che non Si sarebbe mai risvegliato,
posto sotto terra come il grano che dorme, nascosto.
Quando abbiamo I cuori freddi, tristi e afflitti,
il tuo tocco può riportarci alla vita.
E’ tornato l’amore, come il frumento
che ha fatto sbocciare l’erba.
(J.M. Crum)

mercoledì 20 marzo 2013

UN PENSIERO DI MADRE TERESA ALLA SETTIMANA

Oggigiorno, soprattutto   i giovani, vogliono vedere. Voi parlate d’ amore, parlate di preghiera. Loro vogliono sapere come amate e come pregate e che cosa significa per voi la compassione. Ecco il loro metro di giudizio. Il modo  in cui vivete realmente  la vita  di volontari, di messaggeri  dell’amore di Dio.

martedì 19 marzo 2013

Ah, come vorrei una Chiesa povera e per i poveri!

UDIENZA AI RAPPRESENTANTI DEI MEDIA
DISCORSO DEL SANTO PADRE FRANCESCO
Aula Paolo VI
Sabato, 16 marzo 2013

Cari amici,
sono lieto, all’inizio del mio ministero nella Sede di Pietro, di incontrare voi, che avete lavorato qui a Roma in questo periodo così intenso, iniziato con il sorprendente annuncio del mio venerato Predecessore Benedetto XVI, l’11 febbraio scorso. Saluto cordialmente ciascuno di voi.
Il ruolo dei mass-media è andato sempre crescendo in questi ultimi tempi, tanto che esso è diventato indispensabile per narrare al mondo gli eventi della storia contemporanea. Un ringraziamento speciale rivolgo quindi a voi per il vostro qualificato servizio dei giorni scorsi – avete lavorato, eh! avete lavorato! –, in cui gli occhi del mondo cattolico e non solo si sono rivolti alla Città Eterna, in particolare a questo territorio che ha per “baricentro” la tomba di San Pietro. In queste settimane avete avuto modo di parlare della Santa Sede, della Chiesa, dei suoi riti e tradizioni, della sua fede e in particolare del ruolo del Papa e del suo ministero.
Un ringraziamento particolarmente sentito va a quanti hanno saputo osservare e presentare questi eventi della storia della Chiesa tenendo conto della prospettiva più giusta in cui devono essere letti, quella della fede. Gli avvenimenti della storia chiedono quasi sempre una lettura complessa, che a volte può anche comprendere la dimensione della fede. Gli eventi ecclesiali non sono certamente più complicati di quelli politici o economici! Essi però hanno una caratteristica di fondo particolare: rispondono a una logica che non è principalmente quella delle categorie, per così dire, mondane, e proprio per questo non è facile interpretarli e comunicarli ad un pubblico vasto e variegato. La Chiesa, infatti, pur essendo certamente anche un’istituzione umana, storica, con tutto quello che comporta, non ha una natura politica, ma essenzialmente spirituale: è il Popolo di Dio, il Santo Popolo di Dio, che cammina verso l’incontro con Gesù Cristo. Soltanto ponendosi in questa prospettiva si può rendere pienamente ragione di quanto la Chiesa Cattolica opera.
Cristo è il Pastore della Chiesa, ma la sua presenza nella storia passa attraverso la libertà degli uomini: tra di essi uno viene scelto per servire come suo Vicario, Successore dell’Apostolo Pietro, ma Cristo è il centro, non il Successore di Pietro: Cristo. Cristo è il centro. Cristo è il riferimento fondamentale, il cuore della Chiesa. Senza di Lui, Pietro e la Chiesa non esisterebbero né avrebbero ragion d’essere. Come ha ripetuto più volte Benedetto XVI, Cristo è presente e guida la sua Chiesa. In tutto quanto è accaduto il protagonista è, in ultima analisi, lo Spirito Santo. Egli ha ispirato la decisione di Benedetto XVI per il bene della Chiesa; Egli ha indirizzato nella preghiera e nell’elezione i Cardinali.
E’ importante, cari amici, tenere in debito conto questo orizzonte interpretativo, questa ermeneutica, per mettere a fuoco il cuore degli eventi di questi giorni.
Da qui nasce anzitutto un rinnovato e sincero ringraziamento per le fatiche di questi giorni particolarmente impegnativi, ma anche un invito a cercare di conoscere sempre di più la vera natura della Chiesa e anche il suo cammino nel mondo, con le sue virtù e con i suoi peccati, e conoscere e le motivazioni spirituali che la guidano e che sono le più autentiche per comprenderla. Siate certi che la Chiesa, da parte sua, riserva una grande attenzione alla vostra preziosa opera; voi avete la capacità di raccogliere ed esprimere le attese e le esigenze del nostro tempo, di offrire gli elementi per una lettura della realtà. Il vostro lavoro necessita di studio, di sensibilità, di esperienza, come tante altre professioni, ma comporta una particolare attenzione nei confronti della verità, della bontà e della bellezza; e questo ci rende particolarmente vicini, perché la Chiesa esiste per comunicare proprio questo: la Verità, la Bontà e la Bellezza “in persona”. Dovrebbe apparire chiaramente che siamo chiamati tutti non a comunicare noi stessi, ma questa triade esistenziale che conformano verità, bontà e bellezza.
Alcuni non sapevano perché il Vescovo di Roma ha voluto chiamarsi Francesco. Alcuni pensavano a Francesco Saverio, a Francesco di Sales, anche a Francesco d’Assisi. Io vi racconterò la storia. Nell’elezione, io avevo accanto a me l’arcivescovo emerito di San Paolo e anche prefetto emerito della Congregazione per il Clero, il cardinale Claudio Hummes: un grande amico, un grande amico! Quando la cosa diveniva un po’ pericolosa, lui mi confortava. E quando i voti sono saliti a due terzi, viene l’applauso consueto, perché è stato eletto il Papa. E lui mi abbracciò, mi baciò e mi disse: “Non dimenticarti dei poveri!”. E quella parola è entrata qui: i poveri, i poveri. Poi, subito, in relazione ai poveri ho pensato a Francesco d’Assisi. Poi, ho pensato alle guerre, mentre lo scrutinio proseguiva, fino a tutti i voti. E Francesco è l’uomo della pace. E così, è venuto il nome, nel mio cuore: Francesco d’Assisi. E’ per me l’uomo della povertà, l’uomo della pace, l’uomo che ama e custodisce il creato; in questo momento anche noi abbiamo con il creato una relazione non tanto buona, no? E’ l’uomo che ci dà questo spirito di pace, l’uomo povero … Ah, come vorrei una Chiesa povera e per i poveri! Dopo, alcuni hanno fatto diverse battute. “Ma, tu dovresti chiamarti Adriano, perché Adriano VI è stato il riformatore, bisogna riformare …”. E un altro mi ha detto: “No, no: il tuo nome dovrebbe essere Clemente”. “Ma perché?”. “Clemente XV: così ti vendichi di Clemente XIV che ha soppresso la Compagnia di Gesù!”. Sono battute … Vi voglio tanto bene, vi ringrazio per tutto quello che avete fatto. E penso al vostro lavoro: vi auguro di lavorare con serenità e con frutto, e di conoscere sempre meglio il Vangelo di Gesù Cristo e la realtà della Chiesa. Vi affido all’intercessione della Beata Vergine Maria, Stella dell’evangelizzazione. E auguro il meglio a voi e alle vostre famiglie, a ciascuna delle vostre famiglie. E imparto di cuore a tutti voi la benedizione. Grazie.

lunedì 18 marzo 2013

Elezione di Papa Francesco

13 marzo 2013
Elezione di Papa Francesco
La Riflessione dell’Arcivescovo di Rossano-Cariati
«Preghiamo sempre per noi: l’uno per l’altro. Preghiamo per tutto il mondo, perché ci sia una grande fratellanza».
È iniziato con la preghiera il nuovo Pontificato di Papa Francesco, così come nella preghiera si era chiuso il Pontificato di Benedetto XVI. Siamo in festa e ringraziamo Dio perché, con questo splendido dono, dimostra sempre come sia Lui a guidare la storia umana, in particolare attraverso la storia e la missione della Chiesa.
Il senso dell’elezione di Papa Francesco, pur restando nascosto nel mistero di Cristo, sembra veramente racchiuso in quegli attimi di silenzio nei quali egli ha chiesto al popolo di pregare per invocare dal Signore la Benedizione sul suo Vescovo, chinandosi per ricevere questa Benedizione.
La grande forza spirituale che traspariva da questo gesto è il frutto del lavoro stupendo che lo Spirito Santo compie ogni giorno e ha compiuto nel solenne tempo del Conclave dal quale, come sempre, è sgorgata limpida la novità di Dio. Ed è proprio lo Spirito Santo che, attraverso le parole e la persona del nuovo Pontefice, attraverso il nome da lui scelto, indica a noi, Chiesa, il cammino da intraprendere in questo momento della storia.
Sì, è un «cammino» quello che inizia: lo stesso Papa Francesco lo ha definito così.
Un «cammino di Chiesa»; di quella Chiesa che si sente già quasi spinta in avanti e, gioiosa per le sue attese esaudite, è più pronta ad accorgersi delle attese della gente. Dunque un cammino di «evangelizzazione», perché per questo la Chiesa esiste, per portare agli uomini Gesù e il Suo Vangelo, nel cui segreto è contenuta tutta la speranza di cui il mondo ha infinito bisogno.
Un cammino di «Vescovo e popolo», perché questo la Chiesa è: popolo di Dio che, assieme ai suoi pastori, può crescere nella «fratellanza, nell’amore, nella fiducia», riscoprendosi, in questi giorni così “storici”, comunità viva perché vivificata dall’amore di Cristo.
Un cammino di essenzialità e sobrietà, di povertà e semplicità, di giustizia e condivisione: è questo cammino che la Chiesa, a imitazione del Suo Signore, è chiamata a vivere, per essere realmente strumento di salvezza di tutto il genere umano, soprattutto dei poveri, dei semplici, degli ultimi. Tracciato dalle prime, semplici parole e dai gesti sobri del Papa, questo è il cammino che egli stesso aveva percorso accanto alla sua gente, ai poveri della sua terra, soprattutto nel tempo difficile di una crisi economica che, ora, affligge il mondo intero.
Un cammino di entusiasmo: egli lo ha portato dalla «fine del mondo», da quei popoli la cui freschezza di fede ha molto da contagiare alla fede di un’Europa troppo spesso stanca; il Papa ci ha immediatamente contagiato col suo sorriso nel quale traspare la letizia evangelica, fatta di fiducia infinita in Dio ma anche di attenzione all’uomo, ai suoi bisogni più concreti, al valore della sua vita.
Infine, un cammino di gratitudine. Il «grazie» detto dal nuovo Papa ai tanti fedeli presenti che lo hanno accolto e il «grazie» indirizzato, prima di tutto, al suo predecessore, sono testimonianza di come la vita cristiana debba essere una continua espressione di gratitudine a Dio. Questa gratitudine si unisce alla preghiera, diventa essa stessa preghiera di lode al Signore, per intercessione della Vergine Maria, alla cui «custodia» il Papa affiderà il popolo e l’inizio del suo ministero e al cui Cuore anche noi, Chiesa diocesana di Rossano – Cariati, ci rivolgiamo con fiducia, invocando la protezione per Papa Francesco e chiedendo a Lei di portare al Signore il nostro «grazie», commosso e stupito, per questo nuovo, grande dono del Suo Amore, della Sua Misericordia, della Sua Provvidenza.
Santo Marcianò

giovedì 14 marzo 2013

BENEDIZIONE APOSTOLICA "URBI ET ORBI"

 PRIMO SALUTO DEL SANTO PADRE FRANCESCO
Loggia centrale della Basilica Vaticana
Mercoledì, 13 marzo 2013

Fratelli e sorelle, buonasera!
Voi sapete che il dovere del Conclave era di dare un Vescovo a Roma. Sembra che i miei fratelli Cardinali siano andati a prenderlo quasi alla fine del mondo … ma siamo qui … Vi ringrazio dell’accoglienza. La comunità diocesana di Roma ha il suo Vescovo: grazie! E prima di tutto, vorrei fare una preghiera per il nostro Vescovo emerito, Benedetto XVI. Preghiamo tutti insieme per lui, perché il Signore lo benedica e la Madonna lo custodisca.
[Recita del Padre Nostro, dell’Ave Maria e del Gloria al Padre]
E adesso, incominciamo questo cammino: Vescovo e popolo. Questo cammino della Chiesa di Roma, che è quella che presiede nella carità tutte le Chiese. Un cammino di fratellanza, di amore, di fiducia tra noi. Preghiamo sempre per noi: l’uno per l’altro. Preghiamo per tutto il mondo, perché ci sia una grande fratellanza. Vi auguro che questo cammino di Chiesa, che oggi incominciamo e nel quale mi aiuterà il mio Cardinale Vicario, qui presente, sia fruttuoso per l’evangelizzazione di questa città tanto bella!
E adesso vorrei dare la Benedizione, ma prima – prima, vi chiedo un favore: prima che il vescovo benedica il popolo, vi chiedo che voi preghiate il Signore perché mi benedica: la preghiera del popolo, chiedendo la Benedizione per il suo Vescovo. Facciamo in silenzio questa preghiera di voi su di me.
[…]
Adesso darò la Benedizione a voi e a tutto il mondo, a tutti gli uomini e le donne di buona volontà.
[Benedizione]
Fratelli e sorelle, vi lascio. Grazie tante dell’accoglienza. Pregate per me e a presto! Ci vediamo presto: domani voglio andare a pregare la Madonna, perché custodisca tutta Roma. Buona notte e buon riposo!

HABEMUS PAPA FRANCISCUM


Il 13 marzo alle 19,06 è fumata bianca!!!
Gli occhi del mondo erano tutti puntati su piazza San Pietro, nell’attesa e nella speranza di sapere e vedere il nuovo Papa. Intorno alle 20,00 il cardinale protodiacono, affacciatosi alla loggia centrale della basilica vaticana annuncia al mondo che la chiesa ha il suo nuovo papa: “ Habemus papam”. È stato eletto al quinto scrutinio il cardinale Jorge Mario Bergoglio che ha preso il nome di Francesco.
Già dal primo suo saluto, Papa Francesco ci ha fatto innamorare della sua umiltà e semplicità. Gli auguriamo un buon Apostolato e preghiamo per lui, affinchè Dio lo guidi nel suo ministero petrino.
GIUSEPPE E LA REDAZIONE

mercoledì 13 marzo 2013

UN PENSIERO DI MADRE TERESA ALLA SETTIMANA

Preghiamo la Madonna perché renda i nostri cuori <<miti e umili>> come lo era quello di Suo Figlio. L’umiltà si impara accettando con gioia le umiliazioni. Non lasciatevi  sfuggire questa opportunità. È cosi facile essere orgogliosi, severi, collerici ed egoisti, ma non siamo stati creati per cose più grandi. Perchè rovinare la bellezza dei nostri cuori?

martedì 12 marzo 2013

TORNEO DI BILIARDINO

Lunedì 11 Marzo 2013 all'oratorio abbiamo fatto il torneo di biliardino, io ho vinto il torneo, ho affrontato molte sfide difficili ma sono arrivato in finale e ho vinto. Ho sfidato i miei migliori amici e li ho vinti sempre nella "bella". Tutti mi incoraggiavano, facevano il tifo per me, io ci ho messo tutto il mio impegno per vincere.
Per tanti giorni durante gli incontri all'oratorio, abbiamo disputato delle gare che era in realtà un allenamento.
Don Giuseppe e le educatrici hanno visto che ci divertivamo e ci hanno fatto fare altre gare.
La cosa più bella è stata aver gareggiato non con l' intento di vincere per forza, ma di divertirci in amicizia.
ANDREA


venerdì 8 marzo 2013

Un Santo al mese: San Giovanni di Dio Religioso

8 marzo
Montemor-o-novo, Portogallo, 8 marzo 1495 – Granada, Spagna, 8 marzo 1550

Le vie della santità sono infinite e lo dimostra la vicenda terrena di questo straordinario santo. Juan Ciudad, nato a Montemor-o-novo, presso Evora (Portogallo) l'8 marzo 1495, all'età di otto anni scappò di casa. A Oropesa nella Nuova Castiglia, dove sostò per la prima tappa, la gente, non sapendo nulla di lui, neppure il cognome, cominciò a chiamarlo Giovanni di Dio e tale rimase il suo nome. Fino a 27 anni fece il pastore e il contadino, poi si arruolò tra i soldati di ventura. Nella celebre battaglia di Pavia tra Carlo V e Francesco I, Giovanni di Dio si trovò nello schieramento vincitore, cioè dalla parte di Carlo V. Più tardi partecipò alla difesa di Vienna stretta d'assedio dall'ottomano Solimano II.
Chiusa la parentesi militaresca, finché ebbe soldi nel borsello vagò per mezza Europa e finì in Africa a fare il bracciante; per qualche tempo fece pure il venditore ambulante a Gibilterra, commerciando paccottiglia; stabilitosi infine a Granata vi aprì una piccola libreria. Fu allora che Giovanni di Dio mutò radicalmente indirizzo alla propria vita, in seguito a una predica del B. Giovanni d'Avila. Giovanni abbandonò tutto, vendette libri e negozio, si privò anche delle scarpe e del vestito, e andò a mendicare per le vie di Granata, rivolgendo ai passanti la frase che sarebbe divenuta l'emblema di una nuova benemerita istituzione: "Fate (del) bene, fratelli, a voi stessi".
La carità che la gente gli faceva veniva spartita infatti tra i più bisognosi. Ma gli abitanti di Granata credettero di fare del bene a lui rinchiudendolo in manicomio. Malinteso provvidenziale. In manicomio Giovanni si rese conto della colpevole ignoranza di quanti pretendevano curare le malattie mentali con metodi degni di un torturatore. Così, appena potè liberarsi da quell'inferno, fondò, con l'aiuto di benefattori, un suo ospedale. Pur completamente sprovvisto di studi di medicina, Giovanni si mostrò più bravo degli stessi medici, in particolar modo nel curare le malattie mentali, inaugurando, con grande anticipo nel tempo, quel metodo psicoanalitico o psicosomatico che sarà il vanto (quattro secoli dopo ... ) di Freud e discepoli.
La cura dello spirito era la premessa per una proficua cura del corpo. Giovanni di Dio raccolse i suoi collaboratori in una grande famiglia religiosa, l'ordine dei Fratelli Ospedalieri, meglio conosciuti col nome di Fatebenefratelli. Giovanni morì a soli cinquantacinque anni, il giorno del suo compleanno, l'8 marzo 1550. Fu canonizzato nel 1690. Leone XIII lo dichiarò patrono degli ospedali e di quanti operano per restituire la salute agli infermi.(Dal sito santiebeati.it)

giovedì 7 marzo 2013

COSA VORREI NEL MIO PAESE

Ho 10 anni e frequento la scuola primaria di Via del Sole. A me piacciono tanto i computer ma nella mia scuola i computer non ci sono. Se ci fossero, anche in un'ora alla settimana, noi potremmo imparare ad usarli. Adesso sono moderni e noi non dobbiamo imparare a casa i programmi, ma a scuola perché è a scuola che si va per imparare.
Giovanna
Io ho 10 anni e desidererei che nel mio paese ci fosse un centro per i cani per poterli lavare, tagliare il pelo, spazzolare e tagliare le unghie. Mi piacerebbe ci fosse un negozio per i cani per poter comprare tanti vestitini, pettini e tante altre cose che servono solo per i cani. Insomma sono tanto affezionata agli animali e non li abbandonerei mai. Mi dispiace che nel mio paese non ci sono questi posti però siccome io amo gli animali, il mio cane cerco di farlo stare bene lo stesso con l’aiuto della mia famiglia.
Isabella
Ho 10 anni e frequento la scuola primaria di Via del Sole. Io desidererei che nel mio paese ci fosse una piscina dove i bambini possono imparare a nuotare, che ci fosse un teatro a scuola per imparare a recitare ed organizzare uno spettacolo. Nel mio paese vorrei ci fosse un posto dove poter passeggiare con le mie amiche, magari un piccolo centro commerciale. Ma anche se non ci sono tutte queste cose per me il mio paese rimane il più bello.
Rosalba
Io ho 11 anni. Mi piace andare in piscina però a Mirto non c’è una piscina. Mi piace fare sport con i miei compagni ma a scuola non c’è una palestra. Mi piacerebbe andare anche in una sala giochi però non ci sono sale giochi per i bambini. Mi piacerebbe ci fosse un posto tutto pieno di giocattoli come quelli che fanno vedere in tv per giocare con altri bambini. Mi piacerebbe se ci fosse una pista per pattinare, un teatro e che a scuola ci fossero i computer.
Roxana
A Mirto non c’è un ospedale per i bambini. Se ci fosse darebbero una speranza ai bambini bisognosi di stare vicino alle loro case ma soprattutto vicini ai loro familiari. Un sostegno a loro migliorebbe sia il paese che il cuore delle persone che spero diventerebbero clown nell’ospedale dando così un sorriso ai bambini e ai loro familiari darebbero un sostegno in più. Insomma per migliorare un paese ci vorrebbe il buon cuore dei cittadini che potrebbero fare anche delle donazioni per la ricerca di cure contro queste malattie nemiche dei bambini. Quindi migliorare si può basta solo il CUORE.
Rosalba

mercoledì 6 marzo 2013

UN PENSIERO DI MADRE TERESA ALLA SETTIMANA

Agli insegnanti: Non abbandonate i bambini più deboli. Prendetevi a cuore i problemi dei più lenti d'intelletto, degli emarginatì: che ne sarà di loro nella società, se non ve ne prendete cura? Tra i poveri ci sono i poveri ricchi, cioè i bambini più dotati. Il bambino povero ricco può ancora avere un posto nella società, ma è per ìl bambino ottuso, stupido, affamato che io devo lavorare.

lunedì 4 marzo 2013

L'ultimo Angelus di Papa BENEDETTO XVI: "Continuerò a servire la Chiesa" -

BENEDETTO XVI
ANGELUS
Piazza San Pietro - Domenica, 24 febbraio 2013
Cari fratelli e sorelle!
Grazie per il vostro affetto!
Oggi, seconda domenica di Quaresima, abbiamo un Vangelo particolarmente bello, quello della Trasfigurazione del Signore. L’evangelista Luca pone in particolare risalto il fatto che Gesù si trasfigurò mentre pregava: la sua è un’esperienza profonda di rapporto con il Padre durante una sorta di ritiro spirituale che Gesù vive su un alto monte in compagnia di Pietro, Giacomo e Giovanni, i tre discepoli sempre presenti nei momenti della manifestazione divina del Maestro (Lc 5,10; 8,51; 9,28). Il Signore, che poco prima aveva preannunciato la sua morte e risurrezione (9,22), offre ai discepoli un anticipo della sua gloria. E anche nella Trasfigurazione, come nel battesimo, risuona la voce del Padre celeste: «Questi è il figlio mio, l’eletto; ascoltatelo!» (9,35). La presenza poi di Mosè ed Elia, che rappresentano la Legge e i Profeti dell’antica Alleanza, è quanto mai significativa: tutta la storia dell’Alleanza è orientata a Lui, il Cristo, che compie un nuovo «esodo» (9,31), non verso la terra promessa come al tempo di Mosè, ma verso il Cielo. L’intervento di Pietro: «Maestro, è bello per noi essere qui» (9,33) rappresenta il tentativo impossibile di fermare tale esperienza mistica. Commenta sant’Agostino: «[Pietro]…sul monte…aveva Cristo come cibo dell’anima. Perché avrebbe dovuto scendere per tornare alle fatiche e ai dolori, mentre lassù era pieno di sentimenti di santo amore verso Dio e che gli ispiravano perciò una santa condotta?» (Discorso 78,3: PL 38,491).
Meditando questo brano del Vangelo, possiamo trarne un insegnamento molto importante. Innanzitutto, il primato della preghiera, senza la quale tutto l’impegno dell’apostolato e della carità si riduce ad attivismo. Nella Quaresima impariamo a dare il giusto tempo alla preghiera, personale e comunitaria, che dà respiro alla nostra vita spirituale. Inoltre, la preghiera non è un isolarsi dal mondo e dalle sue contraddizioni, come sul Tabor avrebbe voluto fare Pietro, ma l’orazione riconduce al cammino, all’azione. «L’esistenza cristiana – ho scritto nel Messaggio per questa Quaresima – consiste in un continuo salire il monte dell’incontro con Dio, per poi ridiscendere portando l’amore e la forza che ne derivano, in modo da servire i nostri fratelli e sorelle con lo stesso amore di Dio» (n. 3).
Cari fratelli e sorelle, questa Parola di Dio la sento in modo particolare rivolta a me, in questo momento della mia vita. Grazie! Il Signore mi chiama a “salire sul monte”, a dedicarmi ancora di più alla preghiera e alla meditazione. Ma questo non significa abbandonare la Chiesa, anzi, se Dio mi chiede questo è proprio perché io possa continuare a servirla con la stessa dedizione e lo stesso amore con cui ho cercato di farlo fino ad ora, ma in un modo più adatto alla mia età e alle mie forze. Invochiamo l’intercessione della Vergine Maria: lei ci aiuti tutti a seguire sempre il Signore Gesù, nella preghiera e nella carità operosa.